Tango Venice, filiale Dinzel Internazionale


"Il tango danza è un linguaggio: Un sistema di codici che permette a due corpi sconosciuti di interagire ballando unificati in un'unica struttura dinamica, senza avere bisogno di previ accordi coreografici. "

La danza dell' ascolto

Saper ascoltare, sia auditiva che sensorialmente, è una delle caratteristiche fondamentali del ballerino/a di tango, nonché una delle più difficili da acquisire. Perché è più importante saper ascoltare che parlare nel tango? Poi che la milonga è una grande conversazione che si sviluppa in vari livelli tra molti interlocutori, ed il'ascolto è alla base di ogni comunicazione, il parlare del ballerino/a di tango è, o dovrebbe essere, il risultato di un' ascolto profondo. Se supponiamo che l' obiettivo sia quello di creare un dialogo ricco tra i diversi interlocutori, evitando di creare dei monologhi noiosi che non solo non arricchiscono la esperienza di nessuno ma anche a volte impoveriscono le esperienze individuali e collettive, la ascolto è appunto l' unica strategia valida per evitare di cadere negli errori più comuni.

Se diamo per certo che questa conversazione non verbale è in atto in ogni milonga, basta immaginarsi, come sarebbe se le parole ci fossero. Sulla base di una media di 100 persone che ne partecipano, provate ad immaginare una assemblea popolare, quale caos provocarebbe se tutti parlassero in continuazione e nessuno ascoltasi. Per riuscire a comunicare si parla, ma per la maggior parte del tempo si ascoltano gli altri interlocutori, si attende il proprio momento di parlare, si riflette sugli argomenti trattati, e quando comunico attivamente quello che dico è in relazione e conseguente a quello che ho appreso nell' ascolto. Nello steso modo accade in milonga, il ballerino parla quando balla e la sua danza dovrebbe appunto essere in relazione e conseguente a quello che apprende nell' ascolto. Ansi, direi che dovrebbe essere la sua traduzione, interpretazione, devoluzione ellaborata con la propria sensibilità, di quel che apprende ed internalizza attraverso l' ascolto. Esso inteso in un senso ampio (udire, guardare e sentire) è un favoloso strumento di conoscenza, non solo per rendere ricca la esperienza rituale della milonga, ma anche nella strada per la conoscenza di noi stesi.

Questo ascolto, e quindi un ascolto attivo, attento, presente e constante, qui e ora. Se come la comunicazione avviene di modo non verbale, l' ascolto è contemporaneo anche alla propria espressione attiva. La nostra espressione attiva, la nostra danza, è, o dovrebbe essere, la esteriorizzazione del nostro sentire qui, ora. Questa è la chiave della improvvisazione nel tango, che fa si che ogni volta, questo fatto, sia unico ed irrepetibile. Diventa quindi fondamentale inanzitutto ascoltare se stesi, l' ascolto interiore: Il proprio corpo, i propri sentimenti ed emozioni risvegliati anche dagli stimoli che ricevo da fuori. La differenza tra un' ascolto profondo e uno superficiale e/o artificiale risiede semplicemente nell' onestà di questo ascolto interiore. Portate la vostra attenzione a questo momento, cosa state sentendo fisica ed emotivamente, lasciate da parte il vostro ego, siete qui per abbandonarvi ad un corpo che va al di là della vostra individualità. Prendete consapevolezza dell' attimo, siete a tavola a guardare la pista, siete abbracciati a qualcuno, vi state cambiando le scarpe, ognuno di questi momenti è significativo a se steso, prestate attenzione a quello che sta succedendo nell' ora. Evitate di ricordare il passato, (quella milonga dell'altra volta) o pianificare il futuro (vorrei ballare con quello o quella). Siate "Presenti". Non ho dubbi di quanto sia questo fatticoso, ma proviamoci a silenziare la nostra mente, il nostro ego, così che possiamo ascoltare il nostro vero essere, solo così riusciremo ad internalizzare la musica e abbandonarci nel corpo collettivo. La nostra danza, il nostro parlare, uscirà in questo modo pieno di contenuto e sopratutto di senso. Sarà onesta, improvvisata nel vero senso del termine ed espressione della nostra libertà creativa. Essere in ascolto significa rinunciare a qualunque immagine preconcepita, a qualunque desiderio o attesa, ed aprirsi alle infinite possibilità di quel che può svilupparsi.

La musica è senza ombra di dubbio un interlocutore fondamentale. Sempre pensando alla immagine della assemblea, la musica fa un po' il ruolo di moderatore, è quella che mette in ordine la comunicazione. E lei che ci da "el pie" per parlare, quando, come, con quale colore. Parlare senza prima ascoltare, questo moderatore, equivale alla immagine di chi parla fuori posto o fuori la logica del discorso. Lasciarsi invadere dalla musica prima di muoversi e connettersi con Lei è allora altretanto primordiale. Il musicalizador, personaggio importantissimo in questo dialogo, perché intrinisico a questo interlocutore, è il tramite tra la musica e i ballerini. Senza di lui, immaginando una playlist pre-concepita che suona, allora la possibilità di dialogo tra musica e ballerini viene negata. In questo caso la musica sarebbe un locutore unidirezionale. E' per questo che un buon "musicalizador" ascolta la pista, ed in base a quello che la pista gli dici, ordina il susseguirsi delle tande, creando un dialogo tra ballerini e musica che altrimenti sarebbe imposibile. E ci sono poi tanti modi di parlare con la musica, dal elementare muoversi con le pulsazioni al "frasearla", per non parlare dei sentimenti e le emozioni che risveglia e della poesia che contiene. In effetti ci sono talmente tanti concetti legati a questa comunicazione che forse sia meglio approfondire questo argomento in un' ulteriore articolo.


Se dovesi immaginare una pista ideale, cioè in armonia fisica, emozionale ed spirituale, cosi da promuovere una esperienza gioiosa di tutti i partecipanti, allora penserei agli storni come immagine metaforica. Gli uccelli in perfetta sincronia, virano e volano, mantenendo la distanza di sicurezza tra loro e creando delle forme sorprendenti nel celo. Il movimento di tutti gli uccelli insieme ha un senso compiuto al di là del volo di ogni uccello in singolare. Questa manifestazione aerea, prodotto di una organizzazione interna che permette di prendere decisioni collettive, fa si che gli uccelli conformino un' unico corpo armonico, che si muove con una certa logica in favore della comunità. Come noi poveri umani possiamo avvicinarci a questa immagine utopica, se non attraverso l' ascolto profondo degli altri corpi in movimento? Già dall' esterno, un/a  ballerino/a esperto/a, studia la pista prima di lanciarsi, e una volta in pista si muove in armonia con il movimento collettivo, mettendosi al servizio del flusso armonico di essa.


Il ultimo livello di comunicazione che avviene in milonga del quale vorrei parlare in questo articolo è quel dialogo intimo e privato, che fa di questa una danza di magia indiscutibile: i due corpi che nel abbraccio dialogano in un unica struttura dinamica. In questa realtà ci sono due ruoli ben distinti, ma è responsabilità di entrambi il riuscire in una ricca condivisione. Forse sia questa la più delicata tarea d' ascolto, ci vuole una grande sensibilità individuale per propiziare un dialogo con l' altro, ed è molto difficile evitare di cadere in un monologo. Spegnere la voce nella testa che fa continuamente ipotesi, che giudica l' altro e pensa di indovinare quello che dirà dopo, evitare di finire le frasi dell' altra persona, non interrompete il filo del discorso e creare dei silenzi e degli spazi per permettere anche all' altro di esprimersi (specialmente se investo il ruolo di lider) sono alcune chiavi per creare un vero dialogo, dove si propone e si risponde. Ed infine non limitarsi all' ascolto di freddi movimenti, ma scandagliare i sentimenti dell' interlocutore attraverso l' ascolto del suo corpo; Lo stato d' animo, il respiro, il battito, la temperatura del gesto, la qualità del contatto e la distanza dell' abbraccio, sono tutti elementi comunicanti.


La mancanza d' ascolto è il problema alla base di tanti noiosi sintomi di una milonga amalata: Dal distratto che ci urta al esibizionista che intorpidisce la pista, dalla ballerina che si frustra perche non riesce ad esprimersi al ballerino incazzato perche non è seguito, solo per citare alcuni esempi. Alla fine dei conti, ognuno di queste esempi succede quando uno degli interlocutori ha sopraffatto l' altro. Ed è anche vero, che più diventa forte il corpo collettivo, più facile risulta chiamare all' ordine ai "sordi". Bisogna cedere la propria individualità, azzitire il proprio ego, in funzione del corpo collettivo che ci accomuna. Se ci fosse uno storno ribelle al interno degli storni che vira quando pare e piace a lui senza considerare gli altri, non solo ci priverebbero di quelle maestose forme nel celo, ma anche rischierebbero di abbattersi scontrandosi. E' inutile lamentarsi fuori pista, creiamo un corpo sociale che comunichi per da vero, iniziando per cambiare noi stesi. Proviamo a fare silenzio e ascoltare, la nostra esperienza se arricchirà quanto meno, per averne preso "coscienza".

Amparo Ferrari

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